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mercoledì 2 luglio 2008

Marco Paolini a Treviso " RAZZE "

Bellissima serata Lunedì al Palaverde di Treviso. Una serata «contro». le paure. Per stare insieme. Suonare. Riflettere. Ridere. Ricordare. Cantare. Alfredo Zardini era un operaio veneto, aveva lasciato Cortina d’Ampezzo per cercar fortuna in Svizzera e fu ammazzato a pugni e calci in un bar di Zurigo da un razzista che urlava “torna a casa tua, bastardo italiano!” Scaraventato agonizzante nella neve, restò lì due ore senza che uno solo dei clienti che andavano e venivano si chinasse a soccorrerlo. All’arrivo dell’ambulanza era morto. Al processo, il suo assassino venne condannato a 18 mesi di carcere. Da quella stessa giustizia elvetica che aveva dato 4 mesi ad alcuni italiani che a Natale avevano mangiato come cappone un cigno di un parco.
Questa serata ha voluto collegare la xenofobia di allora e di oggi. Soprattutto quella contro gli “zingari” che, cavalcando sentimenti legittimi come il desiderio di piu’ sicurezza, si nutre degli stereotipi che furono fatti pesare sui nostri emigranti.
Una serata fantastica, con uno Natalino Balasso a tenere banco. Raccontava, con delle parabole esilaranti, di Gesù e di San Pietro in viaggio lungo il Po, vestiti da poveri, a tastare il tasso di tolleranza e di accoglienza dei comuni mortali (molto basso,). Un Gian Antonio Stella che ripercorre l’atteggiamento che i popoli hanno sempre avuto verso i forestieri, ritenendosi ciascuno l’ombelico del mondo e tutti gli altri diversi e in qualche modo contaminati.
Un meraviglioso Paolini, in un diario di vita da ragazzo, quando andava alle giostre, e dove certe figure di giostrai, considerati cmq “diversi”, per i ragazzi erano quasi dei cavalieri ed eroi moderni, mentre guidavano e parcheggiavano gli autoscontri che intralciavano il traffico, con il loro supergettone universale a forma di orsacchiootto. Poi la telefonata in diretta di Antonio Albanese che ricordava ironicamente di essere l’unico albanese accolto bene in Italia. Un intervento di Moni Ovadia sul razzismo e sul modo di fare antirazzismo, seguito da una canzone allegra e ritmata della tradizione rom cantata dallo stesso Ovadia. Un intervento divertente di Bebo Storti sull’intolleranza e sul razzismo verso chi comunque sta più a sud di noi. E poi tanta musica con gli Alexian Romanì Group, la Compagnia delle Acque e Lorenzo Monguzzi dei Mercanti di Liquore.

Grande serata. 4000 persone entusiaste di fronte ad un tema come la tolleranza trattato con musica e tanta poesia. Un’oasi di rispetto verso il prossimo, in una zona che negli ultimi anni ha abdicato il proprio senso civico a favore delle maniere “fascistoidi e nostalgiche” di sindaci sceriffi un po’ fuori di testa e speriamo, prima o poi fuori dalla storia.

venerdì 2 maggio 2008

M. Troisi 'O Ssaje Comme Fa 'O Core!


Tu stive 'nzieme a n'ato
je te guardaje
primma 'e da' 'o tiempo all'uocchie
pe' s'annammura'
già s'era fatt' annanze 'o core.
A me, a me
'o ssaje comme fa 'o core
quann' s'è annamurato.

Tu stive 'nzieme a me
je te guardavo
e mi dicevi
comme sarà succiesso
ca è fernuto
ma je nun m'arrenn'
ce voglio pruva'.
Poi si facette annansi 'o core
e mi dicette:
Tu vo pruvà?
E prova, je me ne vado
'o ssaje comme fa 'o core
quann s'è sbagliato.

mercoledì 9 aprile 2008

Poesia


(Sottotitolo:
Come il blogger mostra il suo stato d'animo
superando l'impasse di non sapere
cosa scrivere in un nuovo post)
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ODE AL GIORNO FELICE

Questa volta lasciate che sia felice,
non è successo nulla a nessuno,
non sono da nessuna parte,
succede solo che sono felice fino
all’ultimo profondo angolino del cuore.
Camminando, dormendo o scrivendo,
che posso farci, sono felice.
Sono più sterminato dell’erba nelle praterie,
sento la pelle come un albero raggrinzito
e l’acqua sotto, gli uccelli in cima,
il mare come un anello intorno alla mia vita,
fatta di pane e pietra la terra,
l’aria canta come una chitarra.
Tu al mio fianco sulla sabbia, sei sabbia, tu canti e sei canto.
Il mondo è oggi la mia anima, canto e sabbia,
il mondo oggi è la tua bocca.
Lasciatemi sulla tua bocca e sulla sabbia essere felice,
essere felice perché si,
perché respiro e perché respiri,
essere felice perché tocco il tuo ginocchio
ed è come se toccassi la pelle azzurra del cielo e la sua freschezza.
Oggi lasciate che sia felice,
io e basta, con o senza tutti,
essere felice con l’erba e la sabbia,
essere felice con l’aria e la terra,
essere felice con te,
con la tua bocca,
essere felice.
(P.Neruda)

giovedì 3 aprile 2008


Nessun uomo è un’ isola,
completo in se stesso;
ogni uomo è un pezzo del continente,
una parte del tutto.
Se anche solo una zolla
venisse lavata via dal mare,
l’Europa ne sarebbe diminuita,
come se le mancasse un promontorio,
come se venisse a mancare
una dimora di amici tuoi,
o la tua stessa casa.
La morte di qualsiasi uomo mi diminuisce,
perché io sono parte dell’umanità.
E dunque non chiedere mai
per chi suona la campana:
suona per te. - (J.Donne)

sabato 22 marzo 2008


Poesia scritta da un bambino di 8 anni che riposto per questi giorni di festa
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CHI TI STA ACCANTO E' TUO FRATELLO

Anche tu sei mio fratello
ma ora vieni a casa mia
perchè piove.

Le gocce della pioggia
sono le lacrime degli uomini
che lavorano tanto.

Le lacrime delle donne
perchè vengono pagate poco
e non possono sfamare i loro figli.

Le lacrime di noi due
perchè pensiamo a queste cose
che succedono ogni giorno.

domenica 28 ottobre 2007

CHI TI STA ACCANTO E' TUO FRATELLO

Chi ti sta accanto è tuo fratello

Anche tu sei mio fratello
ma ora vieni a casa mia
perchè piove.

Le gocce della pioggia
sono le lacrime degli uomini
che lavorano tanto.

Le lacrime delle donne
perchè vengono pagate poco
e non possono sfamare i loro figli.

Le lacrime di noi due
perchè pensiamo a queste cose
che succedono ogni giorno.