Il «trappolone» che il Cavaliere più teme, di qui alle elezioni, non consiste nelle rivelazioni osé dei «giornali nemici», come li battezza lui, gruppo «Repubblica» in testa. No, il vero incubo di Berlusconi, quello che in queste ore ne attizza gli sfoghi semi-pubblici, ha l’aspetto a lui molto familiare di una telecamera. Che l’attende al varco dopo il comizio, la manifestazione pubblica, la passeggiata tra la gente. E riprende un gruppo di contestatori, magari semplici figuranti, che spuntano fuori come dal nulla, peraltro inquadrati in modo da sembrare folle oceaniche. I quali gli gridano «pedofilo, vattene, vergogna!». E la contestazione organizzata fa subito il giro del mondo, creando l’evento simbolico della dissacrazione, come fu per Bettino Craxi il famoso lancio di monetine in via del Corso, prologo della sua fine politica.
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