lunedì 29 ottobre 2007

PRECARIATO

Prodi ha confermato che uno degli obbiettivi fondamentali della sua azione di governo rimane la lotta al precariato. Il suo.
N.N.

GRAZIE RENATO

Dobbiamo ringraziare Renato Zero per avere salvato la Bertè! Se spariva, ci toccava a sentire le sue canzoni per due giorni su tutte le radio e televisioni.
S.

LE SOLITE CALUNNIE

da Alesandro Ceratti

Non ho mai creduto che Di Pietro fosse un santo. Però, per essere megliodi Berlusconi non c'è bisogno di essere un santo. Per essere meglio diFassino o di Veltroni (e di gran lunga) non c'è bisogno di essere unsanto. Questo episodio delle case affittate al partito non lo conosco.Detta così mi vien da pensare che avrà offerto i suoi beni al partito aprezzo agevolato. In ogni caso però devo dire che bisognerebbe piantarladi essere così (fintamente ?) ingenui e pronti subito a dar corda a chi,controllando i media, ha buon gioco di volta in volta a suscitare facilicalunnie che come un venticello leggero... Perché per esempio non siparla del fatto che Di Pietro, proprio per finanziare il partito al suonascere, aveva ipotecato i suoi beni personali e chiesto agli aderentidella prima ora prestiti (migliaia di euro per persona) di cui luipersonalmente si era fatto garante? Io credo che bisognerebbe ormaiessere quel tanto smaliziati da evitare di cadere in queste sciocchetrappoline. Certo, ha fatto male a fidarsi di De Gregorio. Ma a quantopare ha fatto male anche a fidarsi di Franca Rame. La politica è uncasino. E un partito piccolo e sovraesposto come IDV è difficile dagovernare.

ASSOLTO?

Assolto per aver commesso il fatto di Marco Travaglio
Nell’orgia delle dichiarazioni entusiastiche per l’assoluzione di Silvio Berlusconi in Cassazione nel processo Sme-Ariosto, nessuno ha notato quella dell’on. avv. Gaetano Pecorella, che non è una toga rossa, ma il difensore del Cavaliere. Commentando la sentenza appena emessa dalla VI sezione del Palazzaccio, che ha confermato in toto quella della Corte d’appello di Milano, Pecorella ha detto all’Ansa: “Squillante per le sue funzioni non era in grado di ingerire con Sme: già per la Corte di Appello non c’era dubbio che il bonifico ‘Orologio’ sia riconducibile a Berlusconi, ma siccome non c’è stato alcun intervento di Squillante, quella dazione non prova l’iscrizione del magistrato al libro paga”. Per capire meglio, riepiloghiamo brevemente i fatti. Berlusconi, i giudici Renato Squillante e Filippo Verde e gli avvocati della Fininvest, Cesare Previti e Attilio Pacifico, vengono rinviati a giudizio per corruzione nel processo “Sme-Asriosto” in base a due diversi capi d’imputazione: 1) la sentenza firmata nel 1986 dal giudice Verde (confermata dalla Cassazione nel 1988) che diede ragione alla cordata Fininvest-Barilla-Ferrero e torto alla Cir di Carlo De Benedetti nella causa con l’Iri per la mancata privatizzazione della Sme, sarebbe stata comprata con soldi della Fininvest e Barilla, finiti poi in parte a Verde e in parte a Squillante (che, pur non coinvolto nella controversia, avrebbe “aiutato” il buon esito del processo); 2) Squillante sarebbe stato “a libro paga” della Fininvest per ogni evenienza del gruppo, a suon di bustarelle che Previti, usando denaro di Berlusconi, gli avrebbe versati brevi manu in contanti e via bonifico sul suo conto svizzero. Per il primo capo d’imputazione tutti gl’imputati, in tutti i processi, sono stati assolti: le prove che la sentenza Sme fosse comprata o non ci sono o sono insufficienti. Verde e Squillante ricevettero soldi in Svizzera, ma dopo il 1988, e non è sicuro che venissero pagato proprio per quel processo. Per il secondo capo d’imputazione, i verdetti divergono: ma nessuno può negare ciò che risulta dalle carte e nessuno dei protagonisti può negare, e cioè che il 5 marzo 1991, dal conto svizzero della All-Iberian-Fininvest, “Ferrido”, alimentato con denaro di Berlusconi, parte un bonifico di 434.404 dollari (500 milioni di lire dell’epoca), alla volta del conto svizzero “Mercier” di Previti, che nel giro di pochi minuti gira la stessa somma al conto svizzero “Rowena” del giudice Squillante (riferimento in codice dell’operazione: “Orologio”). Berlusconi paga Previti che paga Squillante: non si discute. Per il bonifico Orologio, infatti, Previti, Pacifico e Squillante vengono condannati a 6 anni dal Tribunale e dalla Corte d’appello di Milano; poi la Cassazione, in extremis, manda tutto a Perugia per competenza territoriale, e lì il processo muore, ma non prima che i giudici umbri abbiano stabilito che i tre imputati erano colpevoli: il reato però è prescritto. Berlusconi viene processato separatamente, dopo lo “stralcio” del 2003 che lo divide dal coimputati. Il Tribunale lo dichiara responsabile del bonifico Orologio, ma grazie alle attenuanti generiche il reato è prescritto. La Corte d’appello invece lo assolve in base al comma 2 dell’articolo 530 del codice di procedura, stabilendo che le prove sono insufficienti o contraddittorie; la Cassazione, l’altro giorno, conferma. Il procuratore generale Piero de Petris ricorre in Cassazione. Ma qui lo stesso Pg Oscar Cedrangolo, nella sua requisitoria, chiede alla VI sezione di rigettare il ricorso e confermare l’assoluzione “dubitativa” d’appello: sostiene che,se non si riesce a dimostrare che il giudice asservito agli interessi di un gruppo privato abbia compiuto un atto contrario ai doveri d'ufficio “nell'ambito della sfera di influenza delle sue funzioni”, cioè che è intervenuto ad aggiustare un processo, anche se ha preso soldi non può essere condannato. E nemmeno chi quei soldi gli ha versato. Curiosa interpretazione, che contrasta quanto stabilito dalla stessa Cassazione il 23 maggio 1986: e cioè che il “lento e progressivo condizionamento delle sue scelte (di Squillante da parte di Previti, nda) rispetto a gruppi economici… sulla base di procurate occasioni di incontri, di regalie, di mondanità, di soddisfacimento di esigenze di gratificazione individuale di ogni specie… impone una rilettura normativa dell’ipotesi criminosa di corruzione, tutte le volte che abbiamo come riferimento fatti non solo di mercimonio dei doveri dell’ufficio in relazione ad atti squisitamente formali ma coinvolgenti la condotta generale di favoritismo e quindi antidoverosa del pubblico ufficiale…; e ciò soprattutto quando, come nel caso in esame, la corruzione investendo i doveri di base di una organizzazione [quella giudiziaria, ndr)… comporta la sistematica abdicazione dalle sue finalità legali”. Insomma, se un gruppo paga un giudice perché sia sempre disponibile alle sue esigenze processuali, ancor prima che questo sentenzi i intervenga in suo favore, questa è ugualmente corruzione anche se poi non si riescono a collegare i versamenti con questo o quell’atto specifico. Ora invece il Pg – e, par di capire, anche la VI sezione che gli è andata dietro – stabilisce invece che, sì, è incontestabile che i 434 mila dollari del bonifico Orologio a Squillante provenivano dalla Fininvest, anzi da Berlusconi. Ma nessuno è riuscito a dimostrare un intervento di Squillante per alterare il corso della causa Sme. “In pratica – scrive l’Ansa riassumendo la requisitoria del Pg - la ‘generica disponibilità’ del capo dei gip della capitale e il fatto che abbia percepito soldi da fondi neri riconducibili a Silvio Berlusconi, non fanno di quest'ultimo un corruttore perchè alla ‘mazzetta’ in valuta statunitense è mancato un ‘controaltare’. E il solo ‘asservimento potenziale’ del magistrato, nonostante la tesi contraria sostenuta da De Petris, non ha ‘rilevanza penale’, ha concluso Cedrangolo”. Ma qui c’è un errore marchiano: nessuno ha mai sostenuto che il bonifico Orologio (del 1991) fosse legato alla sentenza Sme (del 1986). Era invece nel capo d’imputazione che accusava Squillante di essere “stabilmente a libro paga” della Fininvest. Legato alla causa Sme, secondo l’accusa, era il versamento di 100 milioni che Barilla, tramite Previti, fece recapitare a Squillante dopo il buon esito della causa Sme in Cassazione. Il fatto più paradossale è che questo errore viene ripetuto pari pari dall’avvocato Pecorella che, con l’aria di dire una cosa carina sul suo illustre cliente, non fa che ribadire che Berlusconi pagava Squillante. Ripetiamo testualmente le parole di Pecorella: “Squillante per le sue funzioni non era in grado di ingerire con Sme. Già per la Corte d’appello non c’era dubbio che il bonifico Orologio sia riconducibile a Berlusconi, ma siccome non c’è stato alcun intervento di Squillante, quella dazione non prova l’iscrizione del magistrato al libro paga”. Cioè: Berlusconi, secondo il suo stesso difensore, pagò un giudice tramite Previti, ma non è reato. Le motivazioni della Cassazione, a questo punto, si annunciano avvincenti: davvero la Suprema Corte metterà nero su bianco che è lecito pagare un giudice? O magari che è lecito solo quando
lo fa Berlusconi?

CONGRESSO IMMAGINARIO


Maria Novella Oppo
In coda ai numerosi servizi sulla Costituente del Partito democratico, i tg, per impar condicio, hanno messo l’ennesimo convegno della fondazione Liberal di Adornato. Con l’ennesimo messaggio inviato da Berlusconi per dire che è ora di dare vita al partito unico della destra italiana, al quale nessuno degli altri partiti vuole aderire. E possiamo ben capirli: chi mai potrebbe smaniare per fondersi con il simpatico Bondi, il gradevole Schifani e lo stesso Adornato, che chi lo ha conosciuto lo evita? Per non parlare di quel buonuomo di Marcello Dell’Utri e di quella buonadonna, pardon, bella donna di Michela Vittoria Brambilla, che si odiano a morte tra di loro, pur essendo entrambi fondatori di circoli legati a Forza Italia. Un partito che non si sa dove si riunisca, anche se il noto Brunetta sostiene che è in corso il suo congresso, sul quale i giornali tacciono colpevolmente. Del resto, già si sa che Berlusconi è un perseguitato, la cui unica gioia è farsi crescere il pelo sulla testa (per non parlare di quello sullo stomaco).

TV = ANSIA

Guardare la televisione provoca ansia: lo sostiene uno studio promosso da Meta Comunicazione e realizzato in collaborazione con un pool di 60 psicologi e psicoterapeuti. Sotto accusa toni concitati, annunciatori che sembrano lanciare allarmi bomba, termini super allarmistici. Lo studio ha analizzato, per un periodo di 4 settimane, i contenuti, i toni e il lessico utilizzato in diverse tipologie di trasmissioni. Il primo degli elementi sotto accusa è costituito dai temi trattati, che rappresentano la causa più evidente dell'ansia e dello stress che sempre di più si associano al piccolo schermo, come sottolinea il 63% degli intervistati. Scandali, efferati delitti, accuse e litigi che minano ogni fiducia nei confronti della politica e dell'economia del paese: sono solo alcune delle tematiche che quotidianamente vengono evidenziate in Tv. Ma per l'84% degli esperti non sono solo gli argomenti di cui si parla a generare questo clima: a contribuire a far sentire il telespettatore letteralmente accerchiato è il modo in cui si parla di qualsiasi argomento, da quello più scottante a quello più tranquillo e leggero. Sotto accusa, infatti l'allarmismo (58%), ormai utilizzati in ogni tipo di trasmissione, dalle news ai contenitori di costume.
A questo si aggiungono poi i toni dei diversi servizi: a qualsiasi ora del giorno, infatti, anche quelli più normali vengono annunciati come se si stesse dando la notizia di una meteora che sta per colpire la terra. Insomma per il 51% i toni isterici che ormai dominano nel piccolo schermo rappresentano una delle maggiori cause dell'ansia che sempre più spesso prende chi resta troppo tempo davanti alla Tv. Di conseguenza, il piccolo schermo sta perdendo la funzione di intrattenere, come dice il 34%, ma anche, sotto certi aspetti quella di informare (27%): il continuare ad utilizzare certi toni rischia di far mettere sullo stesso piano notizie e temi di importanza diversa, causando alla lunga una sorta di atarassia dell'informazione, dove il modo in cui viene data una notizia diventa più pregnante della notizia stessa. Di fatto per il 63% degli intervistati la Tv sta sempre più diventando una fonte di stress (anche dal punto di vista acustico), genera ansia (55%) e aggressività (49%), ma fa venire anche l'idea di essere continuamente fregati(43%), tanto che si sta sviluppando una sorta di sindrome da accerchiamento, che rischia di avere conseguenze anche sulla vita quotidiana (43%). Sicuramente in una sorta di classifica del grado di ansia catodica i Talk show sono al primo posto, come sottolinea il 58% degli esperti e conferma l'analisi dei programmi andati in onda nelle ultime 4 settimane. In media, infatti, ogni 6 minuti di messa in onda vengono utilizzati toni e termini che alzano il livello di ansia e aggressività, oltre al fatto che gli stessi temi trattati bombardano lo spettatore con tutto ciò che di più stressante avviene quotidianamente, che si tratti di politica, di scandali o di fatti di cronaca nera. Subito dietro ai Talk show ci sono naturalmente i telegiornali (52%): sicuramente gli argomenti ansiogeni sono più concentrati, ma i toni e il lessico utilizzato sono più controllati e meno allarmistici (in media si raggiungono alti livelli di stress ogni 12 minuti). Lo stesso vale per le trasmissioni sportive, dove l'ansia catodica sembra la costante per cercare di fidelizzare gli spettatori (45%, con i picchi di ansia catodica che hanno una frequenza media di uno ogni 15 minuti). Seguono le trasmissioni di servizio, dove si vogliono tutelare i consumatori o dirimere controversie (41%, con i picchi di ansia catodica che hanno una frequenza media di uno ogni 20 minuti). Ma ad essere messe sotto accusa sono anche le trasmissioni di costume e di puro intrattenimento come i contenitori pomeridiani (38%, dove i toni e gli atteggiamenti di conduttori e partecipanti fanno impennare il livello d'ansia in media ogni 21 minuti). Seguono i reality (36%), che seguono lo stesso principio delle trasmissioni sportive e dove i toni e gli atteggiamenti di conduttori e partecipanti fanno impennare il livello d'ansia in media ogni 24 minuti.

Beppe Grillo

Paolo Mieli è il direttore del Corriere della Sera. Alcuni dicono che sia uno storico, altri lo credono un giornalista, molti pensano che sia il postino del consiglio di amministrazione di RCS. Paolone ha preso qualche anno fa, in tutta fretta, il posto di Ferruccio De Bortoli che si è rifugiato al Sole 24 Ore. I motivi della sua fuga non sono stati resi noti.Di sicuro, dopo la sua uscita, la schiena del Corriere si è piegata ancora. Non sembrava possibile, ma Paolone ha fatto il miracolo. Il Corriere è allineato più di Fede, meglio di Riotta.E’ il Popolo d'Italia con al posto di Mussolini i nuovi poteri forti. Il consiglio di amministrazione di RCS rappresenta la Confindustria e l’Associazione Bancaria Italiana. Cosa fa più paura ai poteri forti in quest’Italia senza guida e senza futuro? La risposta è una sola: la magistratura.I magistrati che alzano la testa vanno delegittimati.Sul perchè dei pubblici ministeri rischino la loro vita e quella dei loro cari di fronte all’ignavia dei politici e all’indifferenza (perchè disinformata) di gran parte dell’opinione pubblica non so darmi una risposta.Non so le ragioni per cui una donna che si batte per far luce sulla vicenda Unipol sia isolata dai politici, diffamata, indotta al silenzio, minacciata e, nonostante tutto, non si arrenda.Clementina Forleo ha pianto sabato mentre ritirava il «Premio Borsellino per l'impegno sociale e civile», perché stanca dei continui attacchi e dei tentativi di delegittimazione da parte di un giornale nazionale che da di lei “l'immagine di un fiume in piena e di una pazza”.Luciano Violante, il companero di D’Alema e Fassino coinvolti nell’inchiesta Uniipol, ha dichiarato ieri: “Un magistrato non deve utilizzare i mezzi d'informazione per cercare consenso o farsi pubblicità”.La Violante Rossa ha colpito ancora. I magistrati usano i media, quei pochissimi che ancora dicono la verità, per salvarsi la pelle. Più parlano, più rimangono in vita.Clementina ha ricevuto molte minacce, una di queste: “Preannunciava entro la fine dell'estate la morte di entrambi i miei genitori, che effettivamente morirono in un incidente stradale il 25 agosto 2005", considerata una fatalità. Un'altra la riguardava direttamente: “Se non fossi stata attenta analoga sorte sarebbe toccata a me e a mio marito". L'incidente fu preceduto da un incendio “doloso” che devastò l'azienda agricola e la casa di famiglia.