Nonostante
fosse un giorno qualsiasi, di un anno qualsiasi, quel giorno lo ricorderò per
sempre con un sorriso, perché mi fece dono del classico aneddoto da raccontare
agli amici nelle umide e nebbiose serate invernali passate in trattoria,
sgranocchiando crostini al radicchio e provolone piccante, accompagnati da un
numero imprecisato di “ombre” di cabernet franc.
Durante il
viaggio in treno, in una tratta ferroviaria non molto conosciuta della sinistra
Piave nel trevigiano, i viaggiatori del mio vagone, degli stanchi lavoratori
pendolari (che quell’anno sembrava seguissero tutti la moda dell’unghia lunga
del mignolo) improvvisamente si alzarono a turno facendo la hola, poi
applaudirono e terminarono con una standing ovation. Rimasi interdetto e,
incuriosito, chiesi subito al ragazzo seduto di fronte il motivo di quella
strana scenetta. E così mi spiegò, con un sorriso tra lo sdegnato e il
divertito, che quel giorno le ferrovie, per la prima volta dopo tanti anni,
avevano azzeccato la giusta temperatura dell’aria condizionata.
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